Da pomarium a giardino aperto al pubblico
L’esame della documentazione storica lascia intendere chiaramente che dal Cinquecento sino ad oggi, il frutteto del palazzo vescovile presenta una notevole continuità di uso e una persistenza morfologica spiccata. Il nuovo progetto deve perciò contemperare tutti gli elementi storici ed introdurre nuovi elementi che consentano una maggiore possibilità di apprezzamento e conoscenza.
L’impianto del frutteto sia nella pianta del 1831 che nella pianta del Paldele, presenta dei filari distanziati di circa 9 metri , e questo lascia pensare che vi fossero altre coltivazioni tra le piante.
Dal punto di vista della geometria, l’attuale frutteto è costituito da una serie molto fitta di filari che presentano nella parte principale del frutteto solo due varietà di meli.
I frutteti e gli orti nella tradizione europea, ricalcano quasi sempre la classica divisione in quattro settori, divisi a croce. Nel caso del frutteto del palazzo vescovile la centralità della monumentale porta a sud (oggi di ben più modeste dimensioni rispetto a quelle che si vedono nelle prime incisioni), non corrisponde (almeno nella cartografia esaminata) ad un ortogonalità dei camminamenti interni, ed appare piuttosto come un’area senza particolari disegni geometrici. Queste considerazioni hanno guidato la progettazione del frutteto.